Beh sarebbe ora di finirlo ‘sto racconto no? Terminiamo quindi di riportare quanto accaduto nella seconda giornata di questa divertente avventura a Valencia, la città dove Omar, dopo 5 mesi di Erasmus, ha scoperto come si dice “bagni” in spagnolo, cioè “asesos”, credendolo però catalano fino al ritorno ad Albacete. :)
Eravamo rimasti al giardino botanico e mi sembra giusto, d’altronde il posto era decisamente immenso e abbiamo finito di girarlo verso le sette di sera. Insomma quasi due ore in mezzo al verde. Tra le tante piante, spesso provenienti da posti esotici, al termine del giro, ne abbiamo incontrate alcune appartenenti anche nostri luoghi natii, come la salvia (in foto), il senecio, la malva e la silene vulgaris, chiamata da noi friulani sclopit! :)
Usciti da questo luogo così ricco di biodiversità, abbiamo iniziato a percepire uno stadio preoccupante di secchezza a livello delle fauci e della gola, la qual cosa ci ha portato a ricercare, come segugi a caccia, un locale dove bere una clara (birra e gazzosa), una caña (birra alla spina) o un tercio (classica bottiglietta da un terzo di litro, cioè da 33 :). Beh insomma, c’era sempre l’asociale di turno, che per mantenere il senso di vertigine dato dalla bellezza di Valencia :P, si drogava con una sana dose di acqua tonica!
Chiaramente, essendo in terra iberica, ci portano anche qualcosa da sgranocchiare mentre sorseggiamo le birre… sì sì scusate… e l’acqua tonica! Sta volta ci capitano i cacaos, cioè cacahuetes (o bagigi, in italiano), sgranati ma con ancora la buccia marroncina, leggermente unti d’olio di semi e cosparsi di granelli di sale. Uno snack veramente geniale, che solo in Spagna ho visto servire ai tavoli e forse per la mia linea è anche meglio così. Ne sanno qualcosa anche gli amici che passano a casa mia per gli aperitivi spagnoleggianti, che mi ucciderebbero per quanto sono irresistibili queste noccioline salate…
Mentre ci alziamo dalle sedie del locale, piacevolmente dissetati, un grosso ditone di pietra ci indica la strada dove proseguire e questo è anche l’unico riferimento per dirvi come trovare il posto perchè purtroppo non ne ricordo il nome.
Da questo momento in poi vaghiamo senza meta e ci godiamo le vie e i monumenti di Valencia. Tra graffiti surreali di morcillas che galleggiano nell’aria sorrette da palloncini e vie multicolore, troviamo una mostra gratuita di carri carnevaleschi e ci tuffiamo dentro incuriositi, d’altronde fin che non si paga il biglietto è difficile rimanere delusi.
Proseguendo oltre incontriamo l’altra grande porta della città vecchia, caratterizzata dalle Torres de Serrans, due torri dicisamente meglio conservate rispetto a quelle viste all’inizio del giro, le Torres de Quart, ma forse meno fascinose di queste. Le torri sono visitabili anche se noi non ci siamo saliti e quindi non so dirvi se c’è un biglietto da comprare. La campana della prima parte di questo racconto è stata ripresa proprio qui, ma non aspettatevi di vederla blu nella realtà :P. Dietro di loro il grande parco di Valencia che segue il contorno di una metà intera della grande metropoli e che visiteremo il giorno dopo con grandissimo entusiasmo.
Dalle torri parte una stradina piena di simpatici negozietti: locali in cui si può comprare una maglietta con raffigurate le torri in versione “comics”, bere un buon calice di vino per ogni acquisto fatto o assaporare la famosa e alcolica agua de Valencia… parlando inglese.. beh in questo locale se ne vantano e fanno bene, perchè io con uno spagnolo non sono riuscita mai a dire nemmeno “Hello!”
Le ultime foto, ormai il sole calava sempre più e l’altezza dei monumenti faceva il resto, le abbiamo scattate nella plaza de Manises, ma non eravamo i soli a immortalare il luogo, ad accompagnarci in particolare due belle fanciulle molto apprezzate dalla compagine maschile del gruppo.
Dopo questo momento solo i ricordi mi aiutano a continuare il racconto e anche se questo toglierà quel poco di poesia che caratterizza l’incipit di questa frase devo ammettere che… non ricordo nullaaaa!!!
Se qualcuno dei presenti si rammentasse qualcosa di più della sottoscritta, effettuerò qualche aggiornamento opportuno al racconto. Potete scrivere anche nei commenti, qualcosa verrà fuori spero, conto su di voi! ;)
Aggiornamento: La sera non sapevamo proprio dove andare e così abbiamo deciso di cascare in sicurezza. Il posto l’avevamo provato anche il giorno prima e lì avevamo assaggiato la prima vera paella Valenciana (con pollo e coniglio) tutti assieme. Sì perchè i due dell’arrivo posticipato, Ale e Ricky, la paella se l’erano già sbafata appena atterrati, in un pub davanti alla stazione dei treni, col fatto però che la qualità della suddetta era decisamente pessima rispetto a quella mangiata con noi la sera stessa.
Il locale di cui vi sto parlando, ogni giorno si espande sulla piazzetta antistante, riempiendola di tavolini e sedie, creando così un’atmosfera molto pittoresca. Se aggiungiamo il fatto che per noi che alloggiavamo in Calle Belen si trovava dietro l’angolo, si capisce immediatamente perchè ci abbiamo mangiato per tre sere su quattro. La sera del giorno che vi sto raccontando comunque abbiamo deciso di provare un piatto adocchiato già la volta precedente, l’arroz negro.
Nonostante Ricky, che non ha mai avuto nè creato problemi per tutta la vacanza :D, non avesse nessuna voglia di mangiare crostacei, abbiamo ordinato un arroz negro e una paella de mariscos. E tutto questo perchè appunto Ricky non ha mai creato problemi… semmai noi a lui! :D
Il piatto migliore era decisamente l’arroz e a riguardo della paella devo invece ammettere che quella che prepara Pedro è cento volte più buona. In generale comunque, a meno che non odiate il pesce con tutto il vostro spirito e ‘core, lasciate perdere la paella di carne, è decisamente la versione di paella peggiore che si possa pensare: anche quella di sole verdure è migliore!
Se la memoria in questo momento mi è amica, penso di poter dire con buona certezza che dopo la mangiata (chiaramente fatta ad orari impensabili, tipo 23 di sera molto probabilmente…) abbiamo scoperto la parte viva della Valencia “by night” che il giorno prima avevamo completamente perso, finendo in lande desolate e dimenticate da qualsiasi genere di forma di vita terrestre e non. Sta volta troviamo una marea di locali stracolmi di ragazzi e turisti che bevono, ballano e si danno alla pazza gioia, in particolare una via la ricalcheremo spesso nelle sere seguenti: quella delle discoteche o bar con musica, affollate di studenti che cercano di lasciarti uno dei loro volantini con un supersconto da consumare nel locale per il quale lavorano o ragazzi di colore che vendono braccialetti e …ti abbindolano con la storia del braccialetto dell’amicizia, ma questo, come dice Clark Gable, è un altro giorno.
Il giorno prima …o questo (pardonnez mois… mais… c’est la vie!) finiamo in un localino vicinissimo a casa e ci gustiamo una dignitosa sangria. Subito il cameriere ci avvisa che stanno per chiudere e ci dice che abbiamo solo un quarto d’ora. Sul momento ho pensato che ‘sto cameriere non c’aveva voglia di fare ‘na mazza, ma poco dopo iniziamo a capire. Mentre il ragazzo sta pulendo si ferma guardinga un’auto della polizia, lo chiama e lo intima a chiudere velocemente. Le regole a Valencia sono ferree, i bar non stanno aperti dopo l’una di notte e guai a chi sgarra! I localini “dance” invece hanno tutto il tempo che desiderano per serrare i battenti, ma probabilmente pagano anche delle salate tasse o permessi al comune di Valencia!
13 Comments
Credo che la sera abbiamo cenato nel ristorante di “lusso”
Mais no, mais no! Ce n’est pas possible! In quel ristorante lì abbiamo mangiato il terzo giorno, ne sono sicura!
Evidentemente nessuno si ricorda più cosa abbiamo fatto le sere…
Da ricordarsi anche come ti rotolavi come un cane per fare le foto ai sassi….
Off… Non erano sassi, o meglio… non solo :) Senza quei rotolamenti a terra la prima foto di questo post non esisterebbe… :D
E comunque non direi che nessuno si ricorda nulla, ancora non abbiamo sentito gli altri due compagni di avventure!
Ps. scusate non l’avevo detto, ma il ditone l’ha fotografato Omar. Diamo a Cesare quel che è di Cesare. :)
Mais no per forza! Era riso!!! W la paella :)
La seconda sera non era quella del arroz negro?
Eh sì mi sa che hai ragione… era proprio arroz e…? Paella di pesce?
E volevamo prendere la chuleta ma erano finite e così… via di paella. That’s right?
Non ricordo assolutamente quando abbiamo fatto cosa…ma quanto era buona l’Agua de Valencia….la prima che abbiam bevuto però, perchè la seconda sembrava davvero acqua :P
Ma allora aveva tutto il diritto comunque di chiamarsi agua de valencia! :D
Ummmm.. Aggiornamento dell’articolo effettuato! ;)
E’ vero! E poi durante la bevuta abbiamo (insomma + voi ke noi) dato indicazioni (sbagliate) ad un gruppetto di svedesi giusto? :P
Oddio è vero!!! Ma questa storia ce la può raccontare Riccardo che ne era protagonista… :) Oppure Omar …che almeno lui era riuscito a comunicare concretamente con ste povere ragazze! :DDD
[…] d’olio (di semi penso) e sale grosso: spettacolari!!! Se volete vedere come sono fatte andate qui. Altri snack veloci che vi possono capitare sono le solite patatine, bagigi da sgusciare o olive, […]
[…] si ritrova una delle due porte della città, le Torres de Serrans di cui vi ho già parlato qui, un piccolo pellegrinaggio di circa 50 turisti tutti in massa che procedono in fila indiana e, […]